Ashtanga Yoga
L’Ashtanga Vinyasa Yoga si differenzia dalle altre classi di yoga (soprattutto da quelle comunemente denominate Vinyasa) perchè si basa – principalmente – su sequenze fisse, che hanno un ordine ben preciso all’interno delle quali si eseguono gli asana.
Molto spesso, quando mi capita di evidenziare come prima caratteristica fondamentale dell’Ashtanga quella di “sequenza fissa” , il pensiero comune che vedo nascere nelle persone è : “oh mamma, sempre la stessa cosa no!”
Pensiero istintivo, non biasimabile se intendiamo la disciplina dello yoga come un’attività per staccare la spina “dal quotidiano” e tenersi in forma.
Vorrei però sfatare un mito: la sequenza fissa non solo dà la possibilità di evolvere all’interno della stessa posizione ma ci accompagna in un viaggio introspettivo, di ascolto e osservazione di noi stessi attraverso il corpo, dove si scopre – all’interno dell’APPARENTE ripetizione – che ogni giorno “quella sequenza e quella posizione non è mai la stessa poichè ogni giorno siamo noi ad essere diversi” .
La pratica Mysore significa – tecnicamente – saper svolgere in modo autonomo le sequenze previste dal metodo Ashtanga (in tutto 6) e quindi di essere stati in grado (dopo il necessario periodo di pratica guidata con l’insegnante) di MEMORIZZARLA.
In breve: il praticante ha un atteggiamento e approccio autonomo nei confronti del concetto di “pratica” (inteso sia come momento che dedica a se stesso sia come atto di devozione) e nello specifico delle sequenza che ha memorizzato; inoltre, valore aggiunto della pratica Mysore è che questa si svolge – SEMPRE – sotto l’osservazione dell’insegnante che , secondo la tradizione, ha il dovere di fare “adjustments” all’allievo e di rendere la sua pratica “personalizzata” con osservazioni e consigli che riguardano soltanto lui/lei. Tuttavia, ritengo importante sottolineare che l’Ashtanga Vinyasa Yoga è una pratica molto “rajasica”o anche “yang” e quindi non per tutti: non si tratta di limiti fisici (con le opportune modifiche, la può praticare chiunque, anche partendo da zero) ma perché la sua cultura è diretta e richiede disciplina e dedizione.
Chi lo pratica sviluppa un senso di appartenenza ad un insieme di valori da guerriero spirituale, voglioso di migliorare sia se stesso che la società; un ardore radicale e rivoluzionario.
L’Ashtanga non è l’unica pratica yoga ad avere queste caratteristiche, ma certo è la più diffusa.
Se volete capire meglio di cosa si tratta, venite a praticare ogni martedi alle ore 13:10 e ogni giovedì alle h20 in via Anfossi 14; potrebbe rivelarsi una di quelle esperienze che portano la vostra pratica, ma soprattutto la vostra vita, in una direzione completamente diversa.
Sono un’entusiasta praticante e insegnante di Hatha Yoga autorizzata, al termine di un percorso di studi triennale, all’insegnamento di tale disciplina dalla FIY – Federazione Italiana Yoga (basata sugli insegnamenti trasmessi dal maestro Andrè Van Lysebeth) e Associata all’Unione Europeenne de Yoga.
Sette anni fa, l’incontro con lo Yoga nella sua forma più classica grazie alla quale ho intrapreso questo cammino di ricerca di ben – essere interiore attraverso il corpo.
Da quel momento in poi la pratica si è trasforma in stile di vita e poi ancora nel desiderio di trasformare la passione in professione, con il solo scopo di offrire al prossimo la possibilità di scoprire uno strumento di cambiamento, evoluzione e crescita interiore.
Ho continuato – e proseguo tutt’ora – ad arricchire la mia formazione attingendo esclusivamente dai sistemi tradizionali dello Yoga, quali l’Ashtanga Vinyasa Yoga di Sri Pattabhi Jois (sono stata allieva di Simona Brusoni e attualmente proseguo gli studi sotto la guida di Rosa Tagliafierro) e il metodo IYENGAR.
Le mie lezioni sono caratterizzate dall’attenzione alla dimensione posturale degli asana proposti e hanno come obiettivo lo sviluppo della evoluzione progressiva ( = Vinyasa Krama) dell’individuo grazie anche agli elementi di al costanza e forza di volontà tipici delle influenze dell’Ashtanga Yoga.