con Stefano Bonetti
Una delle versioni della posizione dedicata al guerriero Virabadhra (vira= eroe, bhadra= amico), quella in cui l’eroe sfodera la spada e taglia la testa di Daksha, padre di Sati, la compagna di Shiva.
Metaforicamente il taglio della testa rappresenta l’eliminazione dell’ego, la lotta contro le cattive tendenze e il falso sé.
La posizione è asimmetrica a fianchi aperti, radicante e stabilizzante: ottima per rafforzare la determinazione, la motivazione e la forza interiore.
Gli errori più comuni che si possono incontrare in questa posizione sono la mancanza di attivazione della gamba posteriore, mentre la gamba anteriore può avere il ginocchio non allineato alla caviglia.
Occorre sempre far attenzione anche a non avere le spalle e i muscoli del viso contratti.
La posizione del triangolo deriva il suo nome dalla forma che assume il corpo in questa posizione, in particolare nell’allineamento delle gambe che formano un triangolo col suolo.
Il triangolo ci richiama subito il numero magico 3: tre sono le lettere del sacro suono dell’Om (A-U-M), tre sono i Guna, tre sono gli dei che reggono l’universo, Brahma il creatore, Vishnu il conservatore e Shiva il distruttore.
E’ una bellissima postura asimmetrica che apre il bacino, è stabilizzante e rinvigorente.
I diseallineamenti che possiamo ritrovare in questa postura possono riguardare la mancata attivazione della gamba posteriore, il petto che si chiude verso il basso e le spalle rigide che si avvicinano alle orecchie.
Secondo la tradizione Anjana era la madre di Hanuman (il dio scimmia, ma per alcune tradizioni è Hanuman stesso) e rappresenta la devozione ad uno degli Niyama (insieme agli Yama le otto membra, o gradini dello yoga secondo Patanjali): Tapas.
Questo termine letteralmente significa “fuoco ardente” e in questo contesto possiamo tradurre con “austerità”, un controllo dei sensi e una forte autodisciplina.
Anjaneyasana è infatti una postura non particolarmente difficile, ma che richiede il controllo del corpo, dato che siamo davanti ad una specie di dualismo: infatti la parte superiore del corpo è distesa verso l’alto, mentre la parte inferiore deve cercare di scendere verso il basso, allungando i muscoli.
È una delle posizioni più praticate nello yoga e fa parte degli asana del saluto al sole, surya namaskara: è infatti una postura ottimale per le transizioni, che rende armoniosi i passaggi dagli asana seduti a quelli in piedi.
Viene spesso tradotta come cane a faccia in giù, proprio perché la posizione ricorda i cani che si stirano. Questa postura infatti è perfetta per stirare la schiena e rivitalizzare tutto il corpo.
Essendo una delle posizioni più praticate, l’esecuzione di questo asana dovrebbe essere Sthira Sukham Asanam, ovvero comoda e stabile. Per fare questo ricorda di:
-attivare bene le mani (il peso dovrebbe essere sui polpastrelli) per non gravare sui polsi
-se la schiena non è dritta, piega le ginocchia -spalle lontane dalle orecchie
-se i talloni non toccano terra, non importa! Con la pratica arriverà la posa completa.
Postura che ci invita ad accogliere sia l’energia calmante e rasserenante della luna, sia la forza del sole. In questa postura infatti due energie opposte si incontrano: la gamba d’appoggio radica a terra, mentre la gamba sollevata si estende verso l’alto.
Questa posizione ci aiuta a sviluppare la coordinazione e ci connette con l’interdipendenza delle varie parti del nostro corpo.
La posizione è asimmetrica a fianchi aperti, ottima per giocare con il proprio equilibrio!
In questa postura è importante mantenere il petto e i fianchi aperti e attivare bene entrambe le gambe, anche quella sollevata da terra.
Se la mano non arriva a terra, o se arrivando a terra il fianco tende a chiudersi è opportuno l’utilizzo di un blocco per rendere la posa più armonica e più corretta.
Camatkarasana o in inglese wild thing, la cosa selvaggia. La traduzione che più potrebbe avvicinarsi al concetto espresso in sanscrito è l’estatico dispiegarsi di un cuore rapito, dato che in questa posizione si vuole aprire il cuore e portarlo verso l’alto.
Come in tutte le posizioni di apertura del petto, occorre avere delle radici forti, che sono rappresentate dalla mano e dai piedi che premono ben forte a terra e ci garantiscono il giusto supporto per lo slancio verso l’alto.
La mano che rimane staccata da terra rappresenta la ricerca dell’infinito.
E’ una posizione energizzante che racchiude in sé molteplici caratteristiche: l’apertura del petto, la forza e lo stretching nelle anche, è anche una posizione di equilibrio. Ci insegna a lasciar andare, ad aprirci e espanderci con la consapevolezza di essere radicati e connessi alla terra.
Questa posizione non è adatta se hai problemi ai polsi o al tunnel carpale.
Camatkarasana o in inglese wild thing, la cosa selvaggia. La traduzione che più potrebbe avvicinarsi al concetto espresso in sanscrito è l’estatico dispiegarsi di un cuore rapito, dato che in questa posizione si vuole aprire il cuore e portarlo verso l’alto.
Come in tutte le posizioni di apertura del petto, occorre avere delle radici forti, che sono rappresentate dalla mano e dai piedi che premono ben forte a terra e ci garantiscono il giusto supporto per lo slancio verso l’alto.
La mano che rimane staccata da terra rappresenta la ricerca dell’infinito.
E’ una posizione energizzante che racchiude in sé molteplici caratteristiche: l’apertura del petto, la forza e lo stretching nelle anche, è anche una posizione di equilibrio. Ci insegna a lasciar andare, ad aprirci e espanderci con la consapevolezza di essere radicati e connessi alla terra.
Questa posizione non è adatta se hai problemi ai polsi o al tunnel carpale.
Garuda nella mitologia indiana è il messaggero di Vishnu, una creatura metà uomo e metà rapace: spesso è raffigurato con ali rosse, il tipico becco da rapace e il corpo dalle sembianze umane di colore dorato.
Sempre secondo i miti, egli distrugge i naga, i serpenti che simbolicamente rappresentano le forze oscure.
Questa postura lavora rinforzando i muscoli delle braccia e delle gambe, migliora la coordinazione e sviluppa la concentrazione.
Questo asana prende il nome dal corvo, e in particolare dal suo occhio -kakakshi- che per la tradizione indiana è uno solo, ma può cambiare di posto e di conseguenza permette di guardare ovunque.
Questa posizione lavora sull’equilibrio fisico e mentale, aumenta la capacità di concentrazione e rafforza l’autostima.
Comunemente chiamata la posizione della lucertola, lizard pose, in realtà significa “la posizione per distendere il retro del corpo”.
Questa postura lavora sui flessori delle anche e sul muscolo ileo psoas, il più potente flessore dell’anca che ci permette di camminare e che è conosciuto anche come il muscolo dell’anima.
L’ileo psoas è infatti collegato al diaframma e per questo motivo influisce anche sulla respirazione e di conseguenza sul nostro stato emotivo.
In questa variante di Adho mukha svanasana con la gamba sollevata cerchiamo di aprire il più possibile il fianco per lavorare con le aperture del bacino. Questo asana spesso viene utilizzato per portarci poi ad affrontare pose in cui il bacino è aperto, come ad esempio Virabhadrasana 2 o Ardha Chandrasana.
Utthita Parsvakonasana è una posizione asimmetrica che lavora sui due aspetti energetici del corpo: quello yin, femminile, lunare e quello yang, maschile, solare. Come tutte le posizioni asimmetriche è bene sempre eseguire la posizione per la stessa durata da entrambi i lati, questo aiuta non solo a bilanciare la pratica, ma mantiene in equilibrio gli aspetti sia fisici che energetici del nostro corpo.
La posizione della gru, spesso identificata erroneamente con il nome di corvo.
La gru, in oriente, è spesso simbolo di giovinezza, longevità e buon auspicio, è un asana sfidante che ci invita a giocare con il nostro corpo e ad uscire dalla nostra comfort zone.
Spesso andare oltre i propri limiti con consapevolezza ci fa rendere conto delle nostre potenzialità, che spesso sono superiori a quelle che crediamo.
Questa postura necessita di forza, equilibrio e concentrazione.
Questo asana distende tutta la parte posteriore del corpo, dalla cima della testa ai talloni, crea benefici alla colonna vertebrale e massaggia con il respiro gli organi interni.
È possibile realizzare questa posizione nella versione “in piedi”, Uttanasana.
Secondo il mito questo asana vuole ricordare l’incredibile salto che il dio Hanuman (scimmia) fece dalle coste dell’India allo Sri Lanka per salvare la moglie di Rama.
Hanuman mosso dall’amore e dalla devozione per Rama affronta quest’enorme sfida con coraggio, raggiungendo ciò che sembrava impossibile.
Questo asana infatti, non è solo sfidante per il corpo (bicipiti femorali e anche), ma è una sfida per la mente.
Le prime volte magari avremo bisogno di alcuni props per facilitare la posa, o magari non arriveremo a farla completamente, cerchiamo quindi di allenare il nostro spirito ad affrontarla con devozione e rispetto del corpo.
Essendo una delle posizioni più praticate è utilizzata spesso nelle transizioni, in particolare nel portare il piede tra le mani.
In questa variante con il bacino chiuso, cerchiamo di avere i fianchi paralleli e osserviamo che le dita del piede della gamba sollevata siano rivolte verso il basso.
Spesso si utilizza questo asana per portarci in pose come Virabhadrasana 1, Anjaneyasana o Utthita Ashwa Sanchalanasana, l’affondo alto.
Questo asana viene a volte chiamato la posa della piramide, è una postura di allungamento che richiede particolare attenzione all’allineamento. Ricordiamoci sempre mentre pratichiamo yoga il concetto di Ahimsa, la non violenza, e cerchiamo di rispettare i limiti del nostro corpo. Ricordiamoci anche di non sacrificare la schiena (curvandola troppo) pur di scendere sulla gamba e toccare con l’addome le cosce. Lo yoga ci insegna la pazienza e l’ascolto del nostro corpo, cerchiamo sempre di onorare i nostri limiti.